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L’agroalimentare italiano in Svizzera

L'agroalimentare italiano in svizzera

Quali caratteristiche possono far preferire la Svizzera come mercato di sbocco per il made in Italy dell’agroalimentare? In questo articolo vedremo la tendenza del consumo dell’agroalimentare italiano in Svizzera, le abitudini di consumo degli svizzeri e i canali distributivi da preferire in base alla tipologia di azienda.

Quadro macro del mercato svizzero

La Svizzera di per sé è un mercato piccolo sia geograficamente che a livello di popolazione con soli 8,6 milioni di abitanti. Tra la popolazione sono numerosissimi gli italiani residenti o lavoratori in Svizzera e sono concentrati soprattutto in Canton Ticino e nel Cantone di Zurigo per un totale stimato di 500-600 mila persone.

Il reddito pro-capite è molto elevato in Svizzera ma i redditi più elevati sono concentrati in dipendenti nella fascia di età tra i 40 e i 60 anni i quali costituiscono il 36% della popolazione. I nuclei familiari sono sempre più piccoli, prettamente single o in coppia. La crescita recente dell’inflazione, con un aumento del 6% ha causato tuttavia una rivisitazione dei consumi e delle abitudini.

Il cambio è storicamente favorevole tra le nostre valute, anche se si avvicina, e alle volte tocca, il cambio 1 a 1.

L'agroalimentare italiano in Svizzera

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Fonte: UFAG

In generale, l’export italiano in Svizzera è in forte crescita con una media del +12,4% nel triennio 2020-2022. La Svizzera rappresenta infatti per l’Italia il 5° partner commerciale a livello globale, registrando numeri maggiori anche rispetto a Paesi geograficamente più grandi.

Gli svizzeri hanno un’elevata considerazione dell’agroalimentare italiano; quali sono i beni alimentari più esportati dall’Italia in Svizzera?

  • Carne e insaccati
  • Bibite (inclusi alcolici)
  • Latticini
  • Cereali e prodotti da forno
  • Verdure e patate
  • Frutta
  • Pesce
  • Uova
  • Riso, olio, zucchero.

Pasta, cioccolato, pomodori pelati, sughi ecc sono inclusi nella macrocategoria di altri generi alimentari che registra 6.678 milioni di franchi.

In particolare, è da notare che i vini italiani più venduti sono rossi e non bianchi e rosè che invece provengono principalmente dalla Francia. Lo spumante registra sì una forte crescita in volumi, ma ancora il valore rimane molto inferiore rispetto ai vini frizzanti francesi. Gli svizzeri rientrano nei primi consumatori al mondo di vino, con 40 litri procapite all’anno, facendo di loro dei consumatori esperti.

Il Caffè e il Tè stanno rivivendo una fase di crescita dopo uno stop del 2021 dovuto al lockdown e alla chiusura del settore Horeca. Il 2022 ha registrato numeri uguali al 2020, e nel 2023 si è stimata una crescita, soprattutto nelle capsule.

Il riso lavorato è in forte crescita e nel triennio 2020-2022 è passato da 21 a 28 milioni di franchi, con il Piemonte come primo partner commerciale.

Buona anche la crescita di formaggi e latticini, in particolare molli, cremosi e grattugiati ma anche la mozzarella.

Abitudini dei consumatori svizzeri

I consumatori svizzeri sono abitudinari, con una scarsa propensione alla novità, che li rendono particolarmente fedeli a un brand ma al contempo rendono difficile l’entrata di nuovi marchi e prodotti.

Sono dei consumatori particolarmente attenti all’etichetta e preferiscono in generale la qualità al prezzo. Tuttavia, hanno una scarsa conoscenza e quindi vi ripongono poca attenzione, alle denominazioni di origine (DOC, DOCG, DOP, ecc).

Il biologico e gli alimenti salutari (senza zucchero, con ingredienti naturali, ecc) inoltre stanno conquistando gli svizzeri. In particolare, la grande distribuzione dedica sezioni sempre più ampie dedicate ai prodotti biologici, così come i distributori, soprattutto piccoli, cercano prodotti nuovi per differenziare la loro offerta.

Canali di vendita del food in Svizzera

GDO-supermercati-svizzera-francia

Come in ogni altro Paese, bisogna comprendere subito quale sia il canale di vendita più adatto al nostro prodotto e alla nostra azienda: Grande distribuzione, Horeca o dettaglio tradizionale? Quanto margine abbiamo per far sì che, oltre che qualitativamente, il nostro interlocutore sia disposto a prendere in considerazione il nostro prodotto?

La GDO richiede un prezzo sufficientemente basso da garantire una buona rotazione ma anche degli investimenti iniziali elevate, come le listing fee. Più la rotazione di prodotto sarà bassa, più il ricarico della GDO sarà elevato. Inoltre, la GDO svizzera difficilmente passa da distributori intermediari e di per sé sono molto selettivi, prevendendo che l’azienda stessa si faccia carico di promozioni e marketing del prodotto.

Il distributore ha un ricarico molto alto, in particolare se non è esso stesso l’importatore dei prodotti. In tal caso, ci sarà da calcolare sul prezzo di vendita dell’azienda italiana, il trasporto, i dazi, il ricarico dell’importatore, quello del distributore e infine quello del negozio o del canale Horeca.

Il dettaglio tradizionale può essere la scelta più adatta per delle imprese di piccole dimensioni e non ancora troppo strutturate per permettersi prezzi di vendita bassi, promozioni, e troppi intermediari. In questo caso, ci sarà comunque da considerare che il dettaglio tradizionale in Svizzera non è un canale particolarmente florido, in quanto 2/3 delle vendite food avviene in GDO e che sarà, nella maggior parte dei casi, lo stesso negoziante a dover pagare il trasporto e i dazi della merce.

le opportunità del mercato agroalimentare in Francia

Sul mercato agroalimentare italiano in Svizzera ci sono numerose questioni che andrebbero trattate prima di entrarvi. Prima di tutto un’attenta analisi e strategia può far risparmiare tempo e denaro alle imprese che hanno intenzione di iniziare a commerciare con il vicino partner estero.

Se vi interessa il mercato svizzero, consigliamo di leggere anche i seguenti articoli: documenti per esportare in Svizzera, perchè e come vendere in Svizzera.

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