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Export moda italiano nel 2024

Export Moda Italiano nel 2024

Il settore della moda italiana, da sempre fiore all’occhiello del “Made in Italy,” sta vivendo un periodo di profonda crisi e trasformazione nel 2024. Nonostante l’importanza strategica per l’economia nazionale e il suo storico prestigio internazionale, i dati recenti evidenziano una congiuntura negativa, con impatti significativi in province come Firenze e Varese.

Secondo i dati diffusi da Confartigianato, nei primi sei mesi del 2024, l’export moda italiano ha registrato un calo del 5,3%, equivalente a una perdita di 1,8 miliardi di euro. Questo si traduce in una diminuzione media di 9,7 milioni di euro al giorno nei ricavi esteri. I mercati tradizionalmente forti, come Svizzera (-54,9%), Regno Unito (-9%), e Germania (-7,1%), hanno mostrato significative contrazioni, segno di una difficoltà che va oltre le singole imprese e riflette una crisi sistemica.

Le province di Firenze e Varese sono tra le più colpite da questa crisi. Firenze, tradizionalmente un centro di eccellenza per la moda, ha registrato un calo del 16,5% delle esportazioni nei primi sei mesi dell’anno, pari a una perdita di 778 milioni di euro. Peggio ancora Varese, che ha visto una contrazione del 28,7%, con un impatto significativo sul tessuto imprenditoriale locale. Anche altre aree come Treviso (-15,7%) e Biella (-15,6%) hanno sofferto forti contrazioni, evidenziando una crisi diffusa nelle aree manifatturiere.

Il Menswear: Tra Sofferenza e Segnali di Resistenza

Nel segmento del menswear, il 2024 ha registrato un andamento misto. Il fatturato complessivo del settore si è fermato a 11,4 miliardi di euro, in calo del 3,6% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, l’export del menswear ha mostrato una lieve crescita, pari al +2,7%, raggiungendo i 5,5 miliardi di euro nei primi sette mesi dell’anno.

I mercati extra-UE, che assorbono il 54,8% dell’export del menswear italiano, hanno registrato un incremento del +3,8%, contro il +1,5% dell’area UE. Tra i mercati più dinamici figurano la Francia (+11,1%), la Cina (+37,2%), e Hong Kong (+30%). Di contro, la Svizzera, storico hub commerciale per il lusso, ha subito una drastica riduzione del -40,9%.

Dal punto di vista dei prodotti, l’abbigliamento in pelle si conferma il best performer con un aumento del +9,7%, mentre altri segmenti come la camiceria (+1,2%) e la maglieria uomo (+0,4%) registrano una crescita molto più contenuta. Segnali di debolezza si osservano anche nel calo dell’import, che riflette una contrazione della domanda interna e una maggiore difficoltà nell’approvvigionamento.

Cause della Crisi: Fattori Interni ed Esterni

Tra le principali cause della crisi, si segnalano:

  1. Diminuzione della Propensione al Consumo: I consumatori, in un contesto di incertezza economica e aumento dei costi, mostrano una minore propensione all’acquisto, soprattutto per beni di lusso.
  2. Aumenti dei Costi di Produzione: Energia, materie prime e logistica hanno subito forti rincari, mettendo ulteriormente sotto pressione i margini delle imprese.
  3. Tensioni Geopolitiche: I conflitti internazionali, le elezioni politiche chiave e i rapporti commerciali incerti hanno reso il contesto globale più instabile.
  4. Difficoltà nei Mercati Tradizionali: La perdita di appeal di hub come la Svizzera e le difficoltà di penetrazione in mercati consolidati come Regno Unito e Germania hanno penalizzato l’export italiano.

Opportunità per il rilancio

Nonostante le difficoltà, ci sono segnali positivi e opportunità che possono essere sfruttate per rilanciare il settore. La Cina, ad esempio, ha mostrato una crescita significativa nell’import di moda italiana (+30,1%), così come Francia (+7,5%), Giappone (+12,5%) e altri mercati emergenti, inclusi Emirati Arabi (+32,4%) e Polonia (+13,8%). Questi dati dimostrano che il Made in Italy continua a esercitare un forte fascino sui mercati internazionali, soprattutto in Asia, dove l’abbigliamento italiano è percepito come sinonimo di qualità e lusso.

Un altro elemento chiave è rappresentato dalla digitalizzazione e dalla sostenibilità, che continuano a emergere come driver di valore nel settore moda. Investire in tecnologie innovative e in processi produttivi sostenibili può consentire alle imprese italiane di rispondere alle nuove esigenze dei consumatori e di rafforzare la propria posizione competitiva.

Infine, il dialogo tra imprese e istituzioni sarà cruciale. Confartigianato ha già avviato un confronto con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per richiedere interventi concreti, tra cui la sospensione dei versamenti tributari per le imprese in crisi. Queste misure, se accompagnate da una visione strategica a lungo termine, potrebbero aiutare a scongiurare un tracollo del settore.

Il 2024 ha rappresentato un anno di sfide per la moda italiana, con una dicotomia tra la resilienza dell’export e la contrazione dei ricavi totali. Le difficoltà incontrate da province come Firenze e Varese sottolineano l’urgenza di interventi mirati per sostenere il settore e garantire la sua competitività a livello globale. Solo attraverso una combinazione di misure di sostegno finanziario, innovazione e formazione sarà possibile superare le attuali criticità e rilanciare la moda italiana nel contesto internazionale.

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Fonti: (Confartigianato Imprese, Pambianco News, Vogue Business).

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